venerdì 28 ottobre 2011

Contorno di film

In questo post abbiamo parlato di suspense e di sorpresa. Creare suspense e sorpresa dipende in gran parte dalla gestione del punto di vista: se il protagonista non sa che sotto il tavolo da poker si trova una bomba, e la sapienza dello spettatore si limita a quello che conosce il protagonista, allora avremo l'effetto sorpresa e la bomba esploderà all'improvviso facendoci saltare sulla sedia; se invece lo spettatore conosce più cose rispetto a quello che conosce il protagonista (grazie a una ripresa dal basso che inquadra la bomba sotto il tavolo, o perché per una scena siamo stati proiettati nel punto di vista di chi ha piazzato lì la bomba) allora avremo l'effetto della suspense: noi sappiamo che sta per succedere qualcosa di orribile, e per tutto il tempo rimaniamo con il fiato sospeso in attesa dell'esplosione della bomba.

 In Memento, di Christopher Nolan, il punto di vista è davvero curioso. In teoria il punto vista è limitato a quello che conosce il protagonista, Leonard Shelby; peccato che quest'ultimo soffra di memoria a breve termine: da quando sua moglie è morta, non riesce più a trattenere le informazioni. Ogni tot, si dimentica di tutto quello che ha fatto/detto/visto e resetta la memoria al punto di partenza, ossia la morte della moglie. Quindi in un certo senso noi ci troviamo nella testa di Shelby, ma in pratica in un certo senso conosciamo più cose di lui, perché al contrario di lui noi ci ricordiamo tutto quello che vediamo passare sullo schermo.
Il film a me è piaciuto molto e lo consiglio vivamente.

In Nodo alla gola (The Rope), di Alfred Hitchcock, due amici - o meglio, più che amici, dal momento che si allude a una relazione omosessuale - durante i primissimi minuti di film uccidono un loro ex-compagno di college, senza alcun motivo se non il fatto che "possono farlo" (Nota bene: nella versione italiana, la traduzione del dialogo fa sembrare che l'omicidio sia stato un semplice incidente, la fatale conseguenza di una discussione troppo accesa; in realtà, il crimine è assolutamente premeditato - come si potrà notare dal fatto che i due protagonisti hanno indossato i guanti per compiere l'omicidio). Noi spettatori arriviamo quando il crimine è appena-appena stato consumato; i due amici nascondono il cadavere nella cassapanca, sulla quale poi sistemano i drink, dal momento che di lì a qualche istante arriveranno gli ospiti del party che hanno organizzato. Tra gli invitati sono compresi il padre e la fidanzata del ragazzo ucciso. Il punto di vista di noi spettatori è privilegiato: noi sappiamo fin da subito chi sono i colpevoli e dove è nascosto il cadavere. Per tutto il film saremo lì, col fiato sospeso, a chiederci se e quando verrà scoperto l'orrido segreto.
Sarebbe stata la stessa cosa se, ad esempio, invece di giocare la suspense Hitchcock avesse giocato la sorpresa, utilizzando il punto di vista dell'arguto ex-professore invitato al party? 


Rashomon, di Akira Kurosawa, racconta lo stesso episodio dal punto di vista di più personaggi (il bandito, la moglie, il samurai, il taglialegna). Ogni tesmonianza è una voce diversa.



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