mercoledì 19 ottobre 2011

Esercizio 1 - ’Tis some visitor entreating entrance at my chamber door

Vi propongo un esercizio sulle descrizioni.
Questo esercizio mi è stato ispirato dalla lettura del romanzo Folle viaggio nella notte dello scrittore tedesco Walter Moers. L'autore si è ispirato a delle xilografie di Paul Gustave Doré e attorno a esse ha creato una storia fantasy originale.

Osservate questa immagine:

È senza dubbio molto suggestiva. Provate a creare una scena descrittiva su di essa. Non sforzatevi di spremerne fuori un racconto compiuto, concentratevi sulla singola scena! Avete carta bianca sul genere, sulla lunghezza, sulla gestione del punto di vista. Se sapete da che testo è stata tratta questa illustrazione di Doré (se non lo sapete, ve lo dico io: Il corvo e altre poesie, di Edgar Allan Poe) potete ispirarvi a esso per dare un contesto alla vostra descrizioni.

Buon lavoro!

5 commenti:

  1. Ciao.
    Innanzitutto complimenti, la trovo un'idea più che favolosa questa.
    Vorrei chiedere delle informazioni in più. Spero di non rompere.
    Mi piacerebbe davvero migliorare, fare della pratica e non essendo di Pavia non posso venire agli incontri, quindi devo seguire via internet. Avendo scoperto tutto questo ieri, sono indietro con gli incontri. Eh sì, vorrei seguirli tutti o quasi, se possibile. Quindi potrei fare gli esercizi vecchi e poi mandarli? O sono arrivata tardi?
    Grazie mille =)

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  2. Ciao!
    Prima di tutto, grazie per i complimenti.
    Non preoccuparti, gli esercizi che pubblico sul blog sono assolutamente liberi. Puoi eseguirne quanti e quali vuoi, nell'ordine che preferisci. Gli esercizi non scadono mai, quindi non sei per niente "in ritardo" :-) A ogni esercizio è associato, di solito, un articolo o una nota. Puoi inviare il tuo testo in via privata, all'indirizzo info.scrittomisto@gmail.com, oppure puoi pubblicarlo come commento direttamente sotto l'esercizio che ti interessa, così che possano leggerlo tutti.
    Non essere timida, se hai altre domande contattami pure senza problemi!

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  3. Grazie mille :)
    Se avrò qualche dubbio, non esiterò a chiedere, promesso.

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  4. Seguo il corso on line e mi piacerebbe confrontare le mie descrizioni con altre. Ecco il mio svolgimento del primo esercizio.

    La lampada, al di sopra della porta, illuminava il silenzioso salone con una luminosità tenue ed anche un po’ livida, interrotta dal cono d’ombra che il busto di marmo sovrastante l’architrave, proiettava sul pavimento, oscurando la porta stessa.
    L’architrave e i due alti stipiti di marmo racchiudevano due battenti di legno massiccio, appena alleggeriti da sottili ed eleganti decorazioni geometriche.
    Il cono d’ombra improvvisamente vibrò e gemette, rompendo d’un colpo il greve silenzio della grande sala: i due battenti lentamente, faticosamente, si scostarono, cigolando sui vecchi cardini arrugginiti e, nel poco spazio apertosi, si fece strada una piccola mano subito seguita da una bianca scarpina e poi dalla gamba, dal fianco, dal busto e dal viso di una giovane esile donna vestita di leggera seta bianca. Guardava furtiva ed incerta lo spazio davanti a sé, quasi temesse di superare quell’ultima zona d’ombra antistante la porta, prima di inoltrarsi nella pur tenue e livida luminosità del salone.
    Lasciava dietro di sé un corridoio buio dove, proprio alle sue spalle, qualcuno di cui lei sembrava ignara, la sovrastava di tutta la testa, che era calva e con le orbite vuote…………..

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  5. Marianna 9 febbraio 2012


    La grossa campana in bronzo della Chiesa non ha ancora terminato di battere i 12 rintocchi della mezzanotte quando, lentamente, quasi furtivamente, si apre cigolando il massiccio portone principale di Villa Caimaudi; si tratta questo di un grande evento, dato che la famiglia, un tempo la più ricca della regione, da anni vive segregata in poche stanze della grande dimora, per limitare le spese e non avendo più personale di servizio. Vi si affaccia timida, timorosa in quanto non più abituata ad uscire di casa, la figlia più giovane, Lina Caimaudi, pallida e schelettrica, con lievi occhiaie che le segnano gli occhi chiari; è vestita però ancora elegantemente, ci vorranno generazioni per esaurire i guardaroba ricchi di abiti pregiati; l'espressione del viso, poi, esprime l'alterigia ereditata dai suoi avi. La luce del lampione illumina a giorno la piazzetta circostante ma il busto marmoreo sito al centro del portone crea una zona d'ombra come a voler proteggere il palazzo ed i suoi superstiti dagli sguardi curiosi della gente del paese. Lina e la sua famiglia temono i pettegolezzi, per questo sono riluttanti a mostrarsi in pubblico. Allo stesso tempo Lina cerca un contatto con la vita reale, per questo cerca di uscire di casa, camminare per le strade, ma lo vuole fare a quest'ora tarda, per non incontrare nessuno. In cuor suo la ragazza non nutre più speranze di una vita normale, isolata com'é dal mondo; anzi, é convinta che l'unico rimedio alla sua povera esistenza sia nel riposo eterno, pensa che sarebbe una liberazione, per questo motivo è seguita costantemente dalla morte, in attesa della decisione estrema. Allo stesso tempo Lina si sofferma sul portone, non si decide ad uscire ma non vuole neanche rientrare; si trova in uno spazio intermedio dove tutto è ancora possibile. Dipende da lei. Può rientrare e abbandonarsi al destino deciso dalla sua famiglia, che non vuole umiliarsi ammettendo la propria povertà dinnanzi a tutti, oppure può uscire, correre verso la vita vera, ma per fare questo ci vuole tanto coraggio: sarà abbastanza forte, Lina?

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